La seconda regola...
La seconda regola per vivere felici è la proattività
Le persone più naturalmente inclini a vivere felici sono quelle più orientate all’azione.
Una volta deciso cosa si vuole e come ottenerlo, la persona deve assolutamente darsi da fare.
Per contro, i pessimisti e i depressi sono spesso inclini all’inattività.
Se è vero che talvolta è necessario prendersi del tempo per riflettere, riposare e recuperare le energie, è pur vero che il lasciarsi andare, l'abbandonarsi in attesa che qualcosa o qualcuno ci venga a salvare non è mai accettabile.
Prossimamente la regola n. 3
Le quattro regole per vivere felici
... secondo Richard Bandler
1. Responsabilità
2. Proattività
3. Acutezza sensoriale
4. Adattabilità
La prima regola per vivere felici è la responsabilità
La verità nuda e cruda è che voi siete responsabili dei risultati che ottenete.
Questo non significa addossarsi la colpa di tutti i problemi, né rifiutare l’aiuto che si riceve lungo il cammino. Significa semplicemente che dovete smetterla – smetterla sul serio – di aspettarvi di essere il destinatario passivo del cambiamento.
A volte il cambiamento è un lavoro di squadra vostro e della persona che in quel momento vi sta facendo da guida, da coach o da mentore.
Altre volte è un lavoro solitario.
Ma, soprattutto, essere responsabili significa: nessuno può farlo al vostro posto.
Lo dovete comprare voi, quel libro; trovarlo voi, il vostro coach; decidere voi quali direzioni e quali obiettivi perseguire; e pensare voi stessi a un piano.
Spetta a voi diventare l’agente del vostro stesso cambiamento.
prossimamente la regola n. 2
Cammina vicino...
Cammina vicino a chi ti vuole bene,
ma non stargli mai davanti perché non ti accorgeresti se per caso si fermasse per qualche difficoltà.
Non stargli mai dietro,
perché nei movimenti più felici non riusciresti a vedere la gioia sul suo viso e nei momenti più tristi non vedresti le sue lacrime.
Camminagli accanto ma in silenzio, in modo che la tua presenza non diventi un intralcio, ma ricordati che standogli accanto potrai vivere tutte le emozioni che vive e se si dovesse fermare, potrai fermarti ad aiutarlo.
Non essere mai un peso per chi ti vuole bene, ma una felice compagnia nel cammino della sua vita.
Mai rifiutare mansioni apparentemente umili
Una bella lezione di vita di Cesare Rimini
Il più giovane dei miei nove nipoti, Matteo, si è messo d’accordo, a mia insaputa, con la sua professoressa di prima media.
Mi hanno dato un compito: devo andare a raccontare ai ragazzi a scuola che cos’è il mio lavoro di avvocato, cosa sono le leggi, che cos’è il diritto di famiglia.
Penso che dopo di me toccherà a altri nonni, ognuno parlerà del suo lavoro con la passione di una vita.
Sono molto preoccupato più che per una causa difficile. Come si fa a spiegare ai ragazzi di undici anni che cosa è il diritto, cosa sono le cause, e quelle matrimoniali poi? Non devo dimenticare che ormai molti bambini e ragazzi a scuola sono figli di genitori separati. Cercherò di raccontare le storie che ho visto e sentito, proprio quelle storie che mi hanno fatto compagnia e che mi danno la speranza e la fiducia di essere utile.
Comincerò a raccontare il mio primo giorno nello studio in cui lavoro ancora: avevo ventitré anni appena laureato. Arrivai alle nove in punto. C’erano tre avvocati e una segretaria alta, giovane e bella. Mi diedero una stanza: il tavolo era sgombro, c’era solo il volume dei quattro codici (civile, procedura civile, penale e procedura penale). Nel silenzio guardavo i quadri e i libri. Nessuno si occupava di me. Finalmente a metà mattinata venne la segretaria bella e con un gran sorriso mi disse: «Dottore, noi a quest’ora mangiamo un panino al tonno, quelli di Taveggia, sono buonissimi. Questa mattina va a prenderli lei?». Fui tempestivo ed efficace, qualità fondamentali per un avvocato.
È la prima causa che ho vinto.
Educazione
Se hai due soldi, spendine uno per comprare il pane e un altro per comprare un fiore .
Questo dice un proverbio cinese. L’ho sempre trovato molto bello, perché credo che educhi le persone alla gentilezza, alla cortesia .
È molto difficile parlare di educazione. Qualcuno la può confondere con il bon-ton, con i galatei moderni o antichi, con lo scappellotto dato al bambino perché mette il dito nel naso.
Certo, letteralmente è anche tutto ciò, ma in realtà è molto,molto di più.
Io penso a una persona educata come a una persona sensibile, gentile, che sta bene con se stessa e con gli altri, che non prevarica, che non alza la voce perché non ne ha bisogno.
“Pierino non fare il maleducato”, dicevano le nonne un tempo.
Oggi forse i genitori non si preoccupano molto dell’educazione dei propri figli.
È raro sentir dire “saluta la signora”.
Questi ragazzi, però, avranno per tutta la vita dei problemi, perché il maleducato è un distributore di schiaffi immeritati, e non lo sa.
Non sa di far del male agli altri con i suoi comportamenti, non sa che può ferire una persona per non aver detto per favore o grazie.
Non credo che ci sia bisogno di apprendere tutti i segreti dell’etichetta e del cerimoniale per saper vivere con gli altri; tuttavia, se ci faremo ben volere, sarà più facile per noi trovare un posto nella società .
Chi è il maleducato?
Provo a fare un elenco sommario: colui che mastica cicche facendo palloncini, che sbadiglia in faccia agli altri, che alza la voce, che fa schioccare le dita; la signora che ci vuole passare davanti al supermercato, ma anche chi insudicia le spiagge, i laghi, i fiumi, lasciando bottiglie e sacchetti di plastica.
Maleducato è anche chi crede di essere casual o informale non vestendosi nel modo appropriato in casa d’altri, parlando sboccato di fronte alle persone a cui può dar fastidio, schiamazzando per strada durante la notte.
Pensate all’estate, a quante persone miti e gentili non hanno il coraggio di inveire contro la banda dei ragazzotti che alle tre di notte urla sotto la loro finestra.
Oggi siamo portati anche ad avere paura: paura del maleducato che può risponderci male e magari fare anche qualche gesto violento.
Tuttavia, il maleducato deve sapere che il suo comportamento provoca odio, e questa è la sola moneta con la quale verrà ripagato.
Claudio Maffei
La buona educazione non sta nel non versare la salsa sulla tovaglia,ma nel non mostrare di accorgersi se un altro lo fa.
Anton Cechov
Nelson Mandela 1918-2013
CIAO!
La vita può ricominciare
Una via di un piccolo paese della Normandia. E’ notte. Sulla strada giace in ginocchio una giovane donna. Sta piangendo disperata. Il suo vestito bianco e i suoi capelli biondi, di un colore iridescente, prendono mille sfumature a contrasto con il nero dell’asfalto notturno.
La ragazza sembra piegata dal dolore: sulle sue spalle pesano un passato e delle responsabilità troppo grandi. Ha conosciuto la passione, ma l’ha scambiata per amore: unica a crederci e quindi sola.
La macchina da presa si allontana da lei; ce la mostra piccola, illuminata dall’alto da un lampione, quasi una figura divina.
Alle sue spalle sopraggiunge un ragazzino, suo fratello. Si china e la circonda con un tenero abbraccio. Così svanisce il peso che la schiaccia a terra: una vita in fuga, una famiglia che ha troppa confidenza con la violenza, un’adolescenza senza amici, la paura di chi ha tradito e non può più tornare indietro.
Una carrellata lenta ci riporta vicino a lei, al suo pianto pieno di sconforto e a questo abbraccio fraterno che ci dice che nulla è più potente del bene familiare, che basta avere vicino chi ti ama e la vita può ricominciare mille e mille volte ancora.
Scena di un film da R.Burchielli
Controllo di se stessi
Mark Twain era famoso per le sue sfuriate e, soprattutto, per le lettere di fuoco che scriveva quando si arrabbiava. Una volta se la prese con un correttore di bozze che, secondo lui, voleva migliorare la sua ortografia e la sua punteggiatura.
Scrisse allora all’editore le seguenti parole :”Sistemate la faccenda come da copia allegata e controllate che il correttore di bozze si tenga i suoi suggerimenti ben riposti dentro quel cervellino da gallina che si ritrova”.
Costui, che si chiami Mark Twain o Mario Rossi, poco conta, ha usato il modo più deleterio che esista per trattare con gli altri.
Quando ricevete una lettera/e-mail che vi fa andare in bestia, la cosa migliore è "chiuderla in un cassetto" e tirarla fuori una settimana dopo.
Troppe persone perdono le staffe, fanno sfuriate che hanno sì il risultato di far sbollire la rabbia, ma feriscono gli altri e peggiorano i nostri rapporti, quindi la nostra vita.
Ci siamo alzati con il mal di testa, abbiamo preso una multa e anche messo un piede su una cacca di cane, beh che colpa ne hanno i nostri colleghi? Per quale ragione dobbiamo far pagare agli altri questo nostro malumore?
La calma è la virtù dei forti e, oserei dire, anche dei vincenti.
Ma ci vuole carattere e autocontrollo per capire gli altri, perdonare i loro errori, trattarli sempre in modo pacato, perché migliorare il clima significa migliorare i risultati.
Ricordiamoci che le persone non sono governate dalla logica, ma dalle passioni e che le nostre sfuriate non faranno che generare odio nei nostri confronti.
Generare odio negli altri, spesso, è un piacere. Perverso, ma lo è. Generare risultati, invece, è importante per tutti!
Il miglior momento per tenere a freno la lingua è quando senti che devi dire qualcosa per non scoppiare.
Josh Billings
Claudio Maffei
Chi è libero di gestire il proprio tempo, di solito, è felice.
Come si fa ad aumentare la produttività?
Semplice: un lavoro si giudica dal risultato, non dal tempo o dal modo impiegato per raggiungerlo.
Ai miei collaboratori, quand’è possibile, e spesso è possibile, non impongo un orario: facciano quel che vogliono, quando vogliono, come vogliono.
L’importante è che lo facciano: in tempo, e bene.
Se una persona trascorre la giornata giochicchiando col tablet, non porterà a termine l’incarico, o lo realizzerà in maniera sciatta.
Il problema, spesso, è nella testa dei datori di lavoro.
Controllare costantemente i dipendenti, per alcuni, è un sottile piacere (con risvolti sadici).
Per altri è solo un errore, che nasce dall’insicurezza.
Se il tipo di lavoro lo consente, meglio lasciare libero chi lavora.
Con me è stato fatto: detesto essere controllato, voglio venir giudicato dai risultati; e i miei capi
(a cominciare da Montanelli) lo hanno sempre capito.
Non solo.
Chi è libero di gestire il proprio tempo, di solito, è felice.
Chi è felice, lavora bene. Chi lavora bene, quasi sempre, produce buoni risultati.
Beppe Severgnini
I 18 principi di vita del Dalai Lama
1)Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grandi risultati comportano grandi rischi.
2)Quando perdi, non perdere la lezione.
3)Segui sempre le tre “R”: rispetto per te stesso, rispetto per gli altri, responsabilità per le tue azioni.
4)Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere, talvolta, un meraviglioso colpo di fortuna.
5)Impara le regole, affinché tu possa infrangerle in modo appropriato.
6)Non permettere che una piccola disputa danneggi una grande amicizia.
7)Quando ti accorgi di aver commesso un errore fai subito qualcosa per correggerlo.
8)Trascorri un po’ di tempo da solo, ogni giorno.
9)Apri le braccia al cambiamento, ma non lasciare andare i tuoi valori.
10)Ricorda che talvolta il silenzio è la migliore risposta.
11)Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.
12)Un’atmosfera amorevole nella tua casa deve essere il fondamento della tua vita.
13)Quando ti trovi in disaccordo con le persone a te care, affronta soltanto il problema attuale, senza tirare in ballo il passato.
14)Condividi la tua conoscenza. E’ un modo di raggiungere l’immortalità.
15)Sii gentile con la Terra.
16)Almeno una volta all’anno vai in un posto dove non sei mai stato prima.
17)Ricorda che il miglior rapporto è quello in cui ci si ama di più di quanto si abbia bisogno l’uno dell’altro.
18)Giudica il tuo successo in relazione a ciò a cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.
Papà posso farti una domanda?
Un uomo arrivò tardi dal lavoro, stanco ed irritato, il suo bambino di 5 anni lo aspettava all'uscio.
Il bambino disse: " papà, posso farti una domanda? " " Si sicuramente, cosa vuoi? " rispose l'uomo. " Papà, quanti soldi guadagni all'ora? " " Questi non sono affari tuoi! Cosa ti prende per farmi questa domanda? " disse l'uomo arrabbiato. " Voglio solo sapere. Per favore dimmelo, quanto guadagni all'ora? " Ripetè il bambino. " Se devi saperlo, io guadagno 20 dollari all'ora. " " Oh, " replicò il bambino abbassando la testa e guardando ancora verso l'alto, disse, " Papà, per favore puoi prestarmi 10 dollari? " Il padre era furioso. " Se la sola ragione che tu vuoi sapere quanto guadagno per ogni ora del mio lavoro è solo perché vuoi che ti faccia un un prestito per permetterti di comprarti un giocattolo insignificante o qualche altra cosa inutile, vai nella tua camera e mittiti a letto. Io lavoro duramente per molte ore ogni giorno e non ho tempo per queste bambinate. " Il piccolo bambino andò silenziosamente nella sua camera e chiuse la porta. L'uomo si sedette e cominciò ad arrabbiarsi ancora di più a causa della domanda del piccolo ragazzo. Come si permette di fare tale domanda solo per avere dei soldi. Dopo circa un'ora, l'uomo si calmò, e cominciò a pensare che forse era stato un pò duro con suo figlio. Forse aveva veramente bisogno di quei dieci dollari per comprarsi qualcosa d'importante, dopotutto non chiedeva spesso soldi. L'uomo andò alla porta del bambino, ed entrò nella camera. " Dormi tu figlio mio? " domandò. " No papà, sono sveglio," rispose il ragazzo. " Stavo pensando che forse sono stato troppo duro con te, " disse l'uomo. " ho avuto una giornata faticosa, e sono stato severo con te. Ecco i 10 dollari che mi hai chiesto." Il piccolo ragazzo si sedette in una posizione retta, e raggiante disse: " Oh, grazie papà! " gridò. Poi, cercando sotto il guanciale, tirò fuori alcuni altri biglietti sgualciti. L'uomo vedendo che il bambino aveva già dei soldi, cominciò ad arrabbiarsi ancora una volta. Il Bambino contò lentamente i suoi soldi, dopo guardò l'uomo in faccia. " Perché mi hai chiesto dei soldi se tu ne hai già? " disse il padre borbottando. " Perché non ne avevo abbastanza, ma adesso ce l'ho " replicò il bambino. " Papà, adesso ho 20 dollari…. Posso comprare un'ora del tuo tempo? |
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Non aspettare
Non aspettare di finire l’università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
... di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione.
Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza.
Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.
(Madre Teresa di Calcutta)
I figli sono come gli aquiloni
I figli sono come gli aquiloni…
Insegnerai a volare ma non voleranno il tuo volo;
insegnerai a sognare ma non sogneranno il tuo sogno;
insegnerai a vivere ma non vivranno la tua vita.
Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà sempre
l’impronta dell’insegnamento ricevuto…
Madre Teresa di Calcutta
Quando stai per mollare
Quando stai per mollare, fermati un attimo e pensa al motivo per il quale hai resistito fino ad ora…
Pensa alla meta, non a quanto sia lungo il tragitto.
Rimboccati le maniche e non avere paura della fatica.
Guardati allo specchio e riconosci quel sognatore che ti sta di fronte.
Lotta e combatti.
E quando ciò che desideri sarà tuo, porta una mano al cuore e sentirai in ogni singolo battito l’eco di ognuno dei passi che hai compiuto.
E se avrai qualche cicatrice non preoccuparti, non c’è vittoria senza ferita di guerra, non c’è arcobaleno senza la pioggia.